10 giugno 2007

1977/1984



Si è costruito
un ponte di frasche
sui sogni
Non è cambiato
OGGI
Non cambierà
Stesse dita
stesse cose
da dire domani
E
dopo il buio
Luce
di chiaro di luna.





Non c'è bisogno
bisogno di parole
di sogno
per un pezzo di carta colorata
venduta per niente
a un viandante
per viale Ricasoli
senza ricordi
e allegrie
passate
come pomodori troppo rossi
agli occhi del poeta
fatto
a pezzi
in un disegno
di incubo raggiunto
nello status quo ante
dove funzionavano le mani
per dar retta al cervello.
Dov'è l'uscita ?
Due passi indietro
due avanti
giravolta
inchino
Clap.





Giunge e cammina piano
e non so il perchè
di un attimo diverso
che si ripete
e torna indietro
piano
come il sonno della luna.
Torna a casa
Fin che sei in Tempo
Ma è arrivato senza bussare
e ho detto basta ai sogni
basta alle parole
basta ai perchè
e ho detto
all'amore
che non credo ai sorrisi.
Torna a casa
Hai poco Tempo
E il morso di una vipera
fa male
come quello d'un cerbiatto
per non dire di cani e gatti
se credi
alle apparenze
di baci sul tuo sangue.
Torna a casa
Non c'è più tempo
Giunge e cammina piano
dove il Tempo non c'è più
dove la luna s'è svegliata
dove i sorrisi sanno di baci
dove ci sarò
io
e sarà casa
nostra.
Ma . . . Dove sono le chiavi ?






Qui
va tutto bene
Qui
il Catanzaro è in vantaggio
Qui
sta male mia suocera
Qui
muore un'aquila
Qui
nasce un bambino
Qui
vivono i carcerati
Qui
è saltato tutto
Qui
il pieno costa meno
Qui
un vecchio è solo
Qui
una donna piange
Qui
il Brescia ha raddoppiato
Qui
c'è un feto che puzza
Qui
si consiglia la cravatta
Qui
è sepolto Mussolini
Qui
è appena passato il tram
Qui
l'arbitro ha annullato
Qui
hanno sparato a un ladro
Qui
è caduto un albero
Qui
avevo perso l'orologio
Qui
il pubblico rumoreggia
Qui
ho visto la morte in faccia
Qui
il mare è calmo
Qui
nevica piano
Qui
Napoli esulta
Qui
il telefono è occupato
Qui
non si deve scaldare il banco
Qui
è caduta una stella
Quì
ho sbagliato l'accento.






Amsterdam sono tanti colori
e case storte
e vicoli bui
e piazza bastarda
e foglie
di insalata al formaggio
e locali
fatti
di birra e paranoia
I colori
sono spruzzi di luce sui canali
per nascondere i topi
sommersi
Serpente incantatore
di gente straniera
forse strana
estranea
certo
alle grida di lotta
che salgono dai Tuoi muri . . .
. . . Storti . . .
Un pacco fatto male
un posto dove le storie
si susseguono
e si incrociano
alla velocità dei tram
che non si fermano mai
e travolgono
i pacchi dei turisti
E' davvero tutto colorato
colori trasparenti
vernice lavabile
con un soffio di vento
ben assestato
Vorrei lasciarti
qui
nuda e vulnerabile
senza lo slip variopinto
finalmente chiara.
Fragile io
fragile come l'impressione
di gioa di vivere
che lasci
a prima vista
ad occhi semichiusi
che non vorrebbero
mai
aprirsi su Te
al mattino.






La luna nel pozzo
è solo in una poesia
che Alfredo
avrebbe
studiato a memoria.
Ieri
nel pozzo
soltanto una tavoletta
e una vita bambina
a parlare con Nando
a scivolare
Via
dalle mani di un Angelo
fattosi Uomo
inutile
Su
Giù
Su
Giù
Su
Giù
S . . .Giù
Molla la bianca
tira
molla
tira 5 centimetri
Una volta
con la morte
si giocava a scacchi
Ieri
una partita
di tiro alla fune
Fino alla fine
E ogni Fine
è sempre una sconfitta
Ora c'è il fango
a chiuderti gli occhi
e non le mani
di tua Madre lontana
Lontana 30 metri
E vorresti un gelato alla frutta
e che arrivasse Mazinga
Ti hanno regalato fiabe a colori
ma non hanno dipinto
il tuo nero
Solo
in mezzo ai tuoi sogni
sei caduto
in una curiosità troppo curiosa
di Te
Troppo profonda
per sbatterla in faccia
a gente
che non può capire
e piange
la tua solitudine
e se ne innamora
impaurita
fino quasi a desiderarla.
L'ultimo sogno di tua Madre
è stato vederti scivolare
piano
nell'acqua
e poi vederti spuntare
come un fiore
sulla spiaggia di Ostia lido
E correre correre
correre verso il Futuro
Quello che ti ha rubato
dio.





Se il cielo diventa rosa
e il cuore non trema più
non può essere che
un sogno
venti minuti di azzurro
dentro il cervello e negli occhi
mai così ciechi.
Non sbagliare fermata
amico colorato di bianco
scendi dal filo
prima che il bianco
il rosa
il cielo
il filo
ti si spezzino negli occhi
nel cervello
nei sogni
e ti spezzino il cuore.
Perchè nel paradiso
c'è un mondo di nebbia
dove nascondersi ha senso
solo per dio
che ha paura di Te
delle tue bestemmie
del tuo pianto
delle tue verità
scoperte
giorno dopo giorno
guardando
oltre lo specchio
cercando
un fiore nuovo
da tenere in Vita.






Ascoltami, sorridimi
ma sentimi
Incongruenze appese
a una fila di mani
vuote,
aperte.
Come l'immagine
non va
oltre lo specchio
e ritorna indietro
tipo
pugno in un occhio
così lo scrivere
non va
oltre lo spessore
e ritorna indietro
come un oggetto
smarrito.
Ma mi dispiace
che hai dovuto pulire
il pavimento dal miele
e
forse
vuol dire
che ti voglio bene.





Forse è anche inutile
oltre l'attimo di gioia
correre dietro alle stelle
che cadono e tornano su
Accendini difettosi
una fiamma ogni lacrima
e
per le insegne del cinema
il prezzo da pagare è troppo alto.






Prima volta impazzita
sulla spiaggia in Sardegna
cornice per due margherite
nate e appassite in un urlo.
Ora le tue mani sono già diverse
e mi toccano senza curiosità
Masturbazioni annoiate
del sesso e del pensiero.
Notte di stelle cadenti.
E io che volevo un bambino.





Bisogna cantare
quando manca la voce
Alzare gli occhi
spostare i capelli
e guardarti in faccia
mentre i pensieri si perdono
cercandone uno tuo
e i tuoi occhi restano chiusi
o guardano da un'altra parte.






In un angolo della Piazza
dormono in tre
senza sogni
in un luglio freddo inverno
per tre cuori affittati
alla Strada.
E' passata una donna di polvere
è rimasta un Isolato più in là
in cerca di gente
in cerca solo
di una solitudine diversa
dove ogni abbraccio è sempre una
sorpresa
e i cucchiaini sono vuoti di fragole al limone
senza zuccheri.
Solo i piccioni tubano ancora.


Pensando a un aquilone
e a un raduno di classe:
revival che guarda indietro
e finisce in allegria.
Finisce lì,
a ricordi consumati
Con un domani dimenticato.
Senza bisogno di sogni nuovi,
soltanto un incrocio di occhiate
forse inutile, forse bello
Come un aquilone
Avrei voluto esserci
ma non ho pronto il vestito.
Vi mando i miei baci.





Cielo a pecorelle fitte fitte
punteggiate di stelle
nei piccoli spazi blu
E una luna piena, forte,
circondata dalle nuvole
E' come un occhio
un occhio di cielo blu notte
con una pupilla di luna.
La luce della luna
fra il blu e le pecore
diventa arcobaleno.
Colori sfumati
come tanti volti
indefiniti
ai margini del cervello.
Una luna così
in un cielo così
in una notte così
forse
è un regalo di Dio.





Forza è in un fiore
in un braccio spezzato
in un occhio sbiadito
nel pianto di un Uomo.
Raggio laser di lacrime felici:
luce nella valle dello sparviero
pace nel cuore degli scoiattoli
E una primavera fatta di neve
in una notte a Milano
in una notte in novembre
in una notte di sole
sole solo
per un cuore magico.







Troppo Amore è
contare i minuti alla notte
e chiuderli in una poesia.
Sono momenti dal sorriso triste,

dalle due alle tre di notte.
Sono parole germogliate qua e là sui fogli
quando il cuore batteva più veloce
e spesso passava col rosso.


(frenky 77/83)






Adesso
Adesso è passato
altro Tempo
e lui è
un "Medico" della Casa di cura . . .
Extravagante fra le mura,

il "Medico" della Casa di cura.
Extravagante in città
Extravagante in cerca di una rima
e di maridimanidomani


(frenky84)





Zigzagare l'Aurelia di notte
un Lunedì chiamato dell'Angelo
La strada senza meta davanti
a fianco tutto quanto il Mare
Di là la terra di Liguria
Profumi di bosco e buio
Teschietti di bimbi sullo sfondo
Solo un folletto per sogno.
E ancora gli spettri
I bambini inghiottiti dal mare
I bambini del mondo
Angeli derelitti e piccini.
Allora fermo il motore
I piedi saldi a terra
Molto più in alto le stelle
e una cometa, bizzarra, pasquale.
E ancora cadaveri senza bandiera
Senza plateali resurrezioni
a colpi di din don
di campane stonate.
Lontano riluce una chiesa
dentro nascondono Gesù
Defilato e senza Voce
Prigioniero in un tabernacolo.
Sento la Pivetti che prega
"Signore, buttiamoli a mare".
Povero Cristo impotente . . .
Le sputerebbe il suo sangue in bocca . . .
Il folletto del bosco
solo lui che sa esser poesia
sta parlando sommesso ai teschietti
ma, ascoltate,
è una favola triste.



(frenky 96)